Riassunto

«Leggendo gli atti della Commissione,1 e in particolare la relazione intermedia sui lavori approvata all’inizio di questo mese, ho notato un ampio spazio di attenzione dato al problema dell’amianto. Essendo l’oggetto dell’inchiesta il fenomeno degli infortuni sui luoghi di lavoro e trovandoci in un Paese che ha vietato da ventitré anni l’estrazione, la lavorazione, l’utilizzo e il commercio dell’amianto e dei prodotti che lo contengono, potrebbe sorgere legittimamente il dubbio che questa attenzione della Commissione d’inchiesta sia soprattutto retrospettiva, rivolta alla ricostruzione storica di un fenomeno del passato, finalizzata a illuminare fatti che hanno occupato un capitolo chiuso della storia industriale italiana. Sono, però, gli stessi lavori che la Commissione ha finora condotto a rimuovere questo dubbio e a riconoscere evidente attualità al problema dell’amianto, anche nella prospettiva qui propria del lavoro e non solo in quella più generale della tutela sanitaria e ambientale. È anzitutto quella continuità tra l’esposizione professionale e non professionale che fa scattare il campanello d’allarme circa la non riducibilità del problema ai confini della tutela della salute sui luoghi di lavoro, circa la sua espansività e complessità, che qui è già emersa con particolare chiarezza, per esempio, rispetto a una questione apparentemente tecnica quale quella del corretto dimensionamento delle tutele previdenziali, che ha il nodo principale proprio nell’individuazione della platea dei beneficiari, strettamente correlata alla stima attendibile dei costi e alla graduazione interna delle tutele a seconda del tipo di esposizione.

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