Riassunto

Dichiarazione di impegno dell’AIE riguardo al precariato nei gruppi di lavoro in ambito epidemiologico.

L’Associazione italiana di epidemiologia, preso atto che:

  • nell’ambito dell’attività di epidemiologia in Italia, esiste un evidente problema di precariato sistematico e diffuso, ancorché non ben dimensionato;
  • la figura dell’epidemiologo non è formalmente definita, né come percorso di studi né nelle piante organiche delle strutture lavorative, sebbene diversi tentativi di una sua formalizzazione siano già stati intrapresi da parte dell’AIE;
  • il personale precario che lavora in ambito epidemiologico è in carico a strutture diverse, svolge attività eterogenee ed è inquadrato attraverso un’ampia varietà di tipologie contrattuali, ognuna delle quali presenta specifiche carenze nella tutela dei diritti del lavoratore;
  • il precariato è potenziale causa di frammentazione dell’attività professionale e della carriera, con conseguente impatto negativo sulle possibilità di sviluppo individuale (sia sul piano lavorativo sia personale) e sulle opportunità di investimento sui lavoratori da parte delle strutture;
  • esistono solide evidenze scientifiche che dimostrano gli effetti dannosi del precariato sulla salute mentale e fisica dei lavoratori;
  • i precedenti casi di stabilizzazione del personale precario hanno spesso assegnato ai lavoratori un profilo professionale inadeguato;
  • il sottofinanziamento e la mancanza di adeguati investimenti pubblici nei settori della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica sono tra le principali cause della diffusione di precariato dentro Università ed enti di ricerca;
  • i nuovi livelli essenziali di assistenza (LEA) e il decreto su registri e sorveglianze introducono formalmente l’epidemiologia come attività essenziale del Servizio sanitario regionale, rafforzando la rilevanza della figura dell’epidemiologo nelle piante organiche delle aziende sanitarie;

si impegna a:

  • portare avanti un censimento dell’attuale situazione del precariato nell’ambito epidemiologico italiano per quantificare il fenomeno e a istituire un osservatorio permanente, coordinato dalla segreteria AIE, al fine di rilevare i cambiamenti temporali;
  • definire la figura dell’epidemiologo tenendo conto di tutte le professionalità, anche non mediche, attualmente impegnate nelle attività del settore, prevedendo percorsi di formazione specifici (dottorati) e dare indirizzo ai propri associati dirigenti, affinché si limiti il ricorso al precariato, privilegiando forme contrattuali che, seppur a tempo determinato, garantiscano i principali diritti del lavoratore: copertura economica in caso di malattia e di infortunio sul lavoro, ferie, sostegno alla genitorialità, trattamento di fine rapporto, scatti di anzianità, cassa previdenziale, permessi sindacali, aspettativa e permessi retribuiti per assistenza ai disabili;
  • dare indirizzo ai propri associati dirigenti, in relazione ai finanziamenti di ricerca per progetti specifici e limitati nel tempo, affinché tali finanziamenti vengano utilizzati prioritariamente per creare opportunità di formazione (quali borse di dottorato, borse di addestramento alla ricerca, assegni di ricerca limitati nel tempo) oppure per remunerare attività libero professionali (partita IVA) senza che per questi ultimi vengano messe in atto strategie informali che costituiscano di fatto vincoli di esclusività;
  • dare indirizzo ai propri associati dirigenti affinché si impegnino a promuovere: 1. assenza di periodi discontinuità di reddito dovuti all’interruzione del rapporto lavorativo tra la scadenza di un contratto e il rinnovo del successivo, 2. trasparenza nelle tariffe retributive, 3. possibilità di accesso alle attività formative pari a quelle del personale stabilizzato;
  • dare indirizzo ai propri associati dirigenti, affinché le attività istituzionali di ciascuna unità di epidemiologia non vengano svolte da personale precario;
  • collaborare con i Servizi sanitari regionali (SSR), perché disciplinino i LEA riguardanti l’epidemiologia e li rendano operativi in maniera omogenea sul territorio nazionale, con l’obiettivo di definire il fabbisogno epidemiologico all’interno delle diverse regioni e di inserirlo nelle piante organiche, laddove non già previsto;
  • costituire insieme ad altre società scientifiche interessate (SItI, SISMEC, AIRTUM eccetera) un gruppo di pressione che porti ai tavoli politici del Ministero dell’università e della ricerca l’istanza dell’introduzione del settore scientifico disciplinare «Epidemiologia»;
  • fare pressione assieme ad altri gruppi che si spendono per questa causa, affinché la ricerca, epidemiologica e non, nel nostro Paese riceva adeguati finanziamenti ordinari.
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