In un intervento1 apparso sullo scorso numero di Epidemiologia&Prevenzione, Giovanni Leonardi evidenzia due limiti dello studio SEpiAS2 con argomentazioni che non riteniamo attinenti allo stato delle cose.Secondo Leonardi, avremmo basato la valutazione del rischio su una rassegna incompleta delle conoscenze disponibili. In realtà il nostro studio di biomonitoraggio umano non è basato su valutazioni di rischio derivate o mutuate dalla rassegna bibliografica, offerta al lettore a mero titolo di contributo all’inquadramento delle conoscenze sulle acque con basse-medie concentrazioni di arsenico.Inoltre, secondo Leonardi avremmo omesso di considerare «l’ingestione complessiva di arsenico basata sull’integrazione di dati su acqua, urina, e da questionario». Non era questo lo scopo del nostro studio, condotto in 4 aree, delle quali solo per quella del viterbese erano documentate concentrazioni anomale di arsenico nelle acque potabili. Nell’Amiata i valori rientravano al di sotto della soglia dei 10 µg/L e a Taranto e Gela i dati facevano propendere per altre vie di contaminazione-esposizione.Anche la definizione di indici di esposizione a livello di popolazione con integrazione di dati di assunzione-assorbimento e questionario era al di fuori della portata del nostro studio, come da noi indicato chiaramente... Accedi per continuare la lettura

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