L’ampio ricorso a personale non dipendente nelle amministrazioni pubbliche (PA) e in particolare nel mondo dell’epidemiologia nazionale è stato uno dei temi centrali dibattuti al Convegno di Primavera 2018 dell’AIE. La giornata di apertura di lunedì 26 marzo ha avuto infatti l’obiettivo di avviare una discussione per la definizione di un position paper dell’associazione che da una parte descriva la portata di questo problema e dall’altra delinei una serie di raccomandazioni per la tutela dei lavoratori con contratti atipici e tracci ipotesi di traiettorie per un loro inquadramento professionale stabile.

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A tale scopo, una prima proposta che ha trovato il consenso unanime dei partecipanti ha riguardato la necessità di un censimento capace di rilevare le dimensioni del precariato nelle differenti realtà che in Italia si occupano di ricerca epidemiologica.

Questo lavoro è in fase di avvio sotto il coordinamento del gruppo di lavoro Epidemiologia & Precariato, ma, in attesa della sua realizzazione, torna utile la lettura dei dati del Censimento permanente delle istituzioni pubbliche (da ripetere con cadenza almeno biennale), che attraverso i primi dati riferiti al 31 dicembre 2015  è già in grado di offrire un quadro generale del Paese.

Più di un quinto (37.310 su un totale di 173.558, il 21,5%) dei non dipendenti si concentrano in Aziende o enti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), laddove i dipendenti del SSN sono il 20% dei dipendenti totali (630.366 su 3.011.509), e ancor più nelle Università pubbliche (32,2% non dipendenti sul totale laddove i dipendenti universitari sono circa il 3% del totale dei dipendenti). Nel SSN vi è una lieve maggiore presenza di non dipendenti (5,3%), mentre i lavoratori a tempo determinato sono meno di quelli presenti nella PA (4,4% Vs. 8,4%) (Prospetto 1.2, dal Censimento permanente delle istituzioni pubbliche - ISTAT).

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Nello stesso settore si registra un’elevata presenza di donne (65,1%), che tuttavia sperimentano meno frequentemente la condizione di non dipendenti (4,6%) (Prospetto 1.3, dal Censimento permanente delle istituzioni pubbliche – ISTAT).

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A livello territoriale, la presenza di lavoro non dipendente è maggiore nelle regioni del Nord (insieme a Molise e Sicilia) (Figura 1.4, dal Censimento permanente delle istituzioni pubbliche – ISTAT).

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Nel confronto con il 2011, si è riscontrato un generale calo del personale dipendente (-1,1%), che si compone di flessione del personale a tempo indeterminato (-1,7%) e di un aumento di quello a tempo determinato (+5,1%, più accentuato nelle donne +6,9%). Contemporaneamente si è verificato un forte aumento del personale non dipendente (+34,1%) (Figura 2.1, dal Censimento permanente delle istituzioni pubbliche – ISTAT).

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Tali andamenti sono molto eterogenei tra le regioni e tra le istituzioni, con variazioni molto positive di collaboratori e altri atipici nel SSN e nell’Università, che si riverbera in alti livelli nei settori di attività Sanità e assistenza sociale e Istruzione (dati non riportati; per approfondimenti si veda il testo integrale del rapporto Istat).

I dati qui presentati possono dare un ordine di grandezza del fenomeno negli anni recenti nel nostro paese e in settori in parte sovrapponibili con quelli in cui si conduce la ricerca epidemiologica in Italia. Tali informazioni rappresentano un utile termine di paragone per i dati più specifici e derivanti dalla rilevazione censuaria del precariato negli enti con iscritti all’AIE.

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*Commento curato da Nicola Caranci. Nel testo, laddove non specificato diversamente, i dati si riferiscono all'insieme di tutte le strutture della pubblica amministrazione. Info grafiche, tabelle e figure sono ripresi dal rapporto sui primi risultati del Censimento permanente delle istituzioni pubbliche, disponibile sul sito ISTAT al seguente link: https://www.istat.it/it/archivio/201209

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