Santa Maria di Capua, 1784: nasce una diatriba sull’insalubrità delle acque utilizzate nelle concerie e del conseguente inquinamento dell’aria circostante. Medici e avvocati sono divisi; da una parte stanno gli “ambientalisti” che si oppongono alla presenza di questo tipo di lavorazione sul territorio, dall’altra quelli legati agli interessi dei lavoratori che preferirebbero l’adozione di interventi e provvedimenti per diminuire l’impatto delle acque reflue sulla città.

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A seguito delle analisi di queste acque che depongono per la nocività delle attività svolte, viene infine convocato il medico e naturalista Domenico Cirillo che, descrivendo in maniera dettagliata i risultati delle sue 18 prove, demolisce i risultati precedenti e dichiara la non pericolosità delle concerie.

Cirillo si avvale delle sue convinzioni di uomo di scienza “puro”. «Quando si ragiona con la scorta delle osservazioni, è molto difficile smentire una dottrina. [...] Questo appunto presentiamo in giudizio [...]. Farà nascere nelle menti dei giudici il desiderio di ordinare che queste esperienze tanto diverse e dissonanti siano rifatte da persone incapaci di alterare il vero [...] e non lascino luogo alcuno da dubitare del risultato delle loro analisi», dichiara il medico stesso nelle sue riflessioni.

Ma se Domenico Cirillo può essere annoverato nella categoria dei periti che seguono rigorosamente le proprie certezze scientifiche, esistono esperti che fanno invece appello alle proprie convinzioni etiche, religiose o politiche e altri che, invece, si lasciano sedurre dai criteri opportunistici del mercato e scelgono il cliente “meglio solvente”.

«Historia magistra vitae»: così recita un antico aforisma. E se, pensando alla storia italiana più recente ci ritroviamo ancora a fronteggiare gravi contaminazioni ambientali, pare che il monito del passato abbia lasciato un segno: a essere smentiti sono stati più spesso i periti più lautamente ricompensati...

Questo suggestivo e gustoso saggio di Francesco Carnevale sulla perizia di Domenico Cirillo di fine Settecento ci parla anche del ruolo dei periti nelle diatribe di oggi.

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