Dopo aver percorso insieme ai nostri lettori un viaggio attraverso la cinematografia italiana degli ultimi settant’anni dedicata ai lavoratori del nostro Paese (Epidemiol Prev 2013;37(1):94), facciamo ora un tuffo fra le pagine di narratori e poeti che hanno voluto dar voce al mondo del lavoro.

Il viaggio comincia in compagnia di due autori contemporanei, Angelo Ferracuti (Il costo della vita. Storia di una tragedia operaia, 2013) e Stefano Valenti (La fabbrica del panico, 2013), che si prodigano nella ricerca di storie vere nelle quali, pur inserendo sfumature personali e creative, raccolgono informazioni di prima mano per restituirci volti, voci e sentimenti dei soggetti che, a vario titolo, rientrano nella complessa dinamica degli infortuni sul lavoro. Vita, lavoro, famiglia, processi: tutto fa parte del racconto.

Ma ogni infortunio – si sa – è di troppo, in particolare per il diretto interessato e la sua famiglia. Da qui nasce il filone dei figli che raccontano il lavoro dei propri genitori e gli infortuni che ne hanno inevitabilmente modificato la vita.

Le diverse forme narrative, in particolare il romanzo e la poesia, si intrecciano per far emergere i problemi del mondo del lavoro in momenti storici diversi – eppure così simili – fino a giungere all’attuale epoca di dismissioni e chiusura delle fabbriche, come racconta in modo sentimentale Ermanno Rea nel suo romanzo dedicato allo smantellamento degli impianti dell’Italsider di Bagnoli, un atto di grande valore simbolico che testimonia il tramonto dell’epoca industriale e l’inizio di una stagione incerta, caratterizzata dal precariato che distingue in modo netto gli ultimi anni e tocca non solo le generazioni più giovani, ma anche chi un lavoro l’aveva già e che ora, per non soccombere, si ritrova a dover svendere la propria professionalità.

Nel testo integrale trovi le diverse categorie di “letteratura industriale” proposte da Franco Carnevale.

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