Riassunto

Questo articolo introduce una Monografia sulle aggregazioni (i cosiddetti cluster) di tumori infantili indirizzata agli operatori di salute pubblica, ai pediatri e ai pediatri oncologi, e alla popolazione generale. Due sono i concetti chiave della definizione di cluster tumorali sottolineati dalla letteratura negli ultimi trent’anni. Uno è la necessità di un approccio metodologico non distorto per l’identificazione e l’interpretazione della tendenza all’aggregazione (clustering) e dei singoli cluster. L’altro è la responsabilità degli scienziati e degli operatori di salute pubblica di discriminare fra gli eventi sospetti e di interagire con la popolazione in circostanze in cui da tali eventi possono risultare falsi allarmi. Il peso relativo dato ai metodi epidemiologici o alla percezione del rischio è cambiato con diverse definizioni di cluster date in periodi diversi. Nel campo dei cluster dei tumori infantili, la ricerca epidemiologica ha prodotto poca nuova conoscenza. Tuttavia, si riconosce che questo non costituisce una ragione sufficiente per non dedicare la necessaria attenzione alle segnalazioni di cluster percepiti. Si considerano qui i modelli di interazione spazio-temporale proposti da Birch e colleghi nel 2000: la letteratura offre un numero limitato di situazioni in cui adattare questi modelli. In Italia, negli anni, sono stati riportati soltanto due cluster di tumori infantili nella letteratura indicizzata, entrambi di leucemia linfatica acuta, verificatisi in Sardegna negli anni Ottanta e nei pressi di Roma negli anni Novanta. Una possibile ragione per l’esiguità di questi studi (in confronto, per esempio, alla Gran Bretagna) è la limitata disponibilità di statistiche sanitarie adeguate.

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Abstract

This paper introduces a Monograph on childhood cancer clusters addressed to Italian public health workers, paediatricians and paediatric oncologists, and the general public. Two issues have been underlined in most definitions of cancer clusters reported in the literature over the last 30 years. The first is the need for an unbiased methodological approach for the detection and the interpretation of clustering and of individual clusters. The other is the responsibility for scientists and public health workers to unravel suspicious events and to interact with the population in circumstances which may turn out to be false alarms. The relative weight given to epidemiological methods and to risk perception has varied between definitions of clusters given in different periods. In the field of childhood cancer clusters, epidemiological research has produced very little fresh knowledge. However, it is recognized that this is not a sufficient reason for refusing to pay attention to reports of perceived clusters. Models of spatio-temporal interactions according to Birch et al. (2000) are taken in consideration: the literature offers a very limited number of circumstances fitting such models. In Italy, over the years, only two childhood cancer clusters have been reported in the indexed literature, both of them regarded cases of acute lymphatic leukaemia and occurred in Sardinia in the Eighties and in the area of Roma in the Nineties. A possible reason for the paucity of reports (compared, for instance, to the UK scenario) is the limited availability of health statistics.

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