Si crede o per lo meno si dice che il Covid si sia "raffreddato", ma non nel senso che ha preso del freddo bensì che ormai non produrrebbe altro che un raffreddore, seppur un raffreddore antipatico.

Sotto a questa convinzione c'è sicuramente anche del vero ... infatti è l'esperienza di molti, diretta od osservata, che ad un test positivo al Sars-2-Cov la sintomatologia si sia ridotta ad un raffreddore con o senza qualche linea di febbre. E il merito di questa trasformazione benigna dell'andamento dei contagi sicuramente è avvenuta soprattutto grazie ai vaccini e forsanche al virus che si è stancato di esser così cattivo, ma su questo non ci farei troppo conto.

Ma allora possiamo a questo punto dimenticarci della pandemia e comportarci come se non ci fosse più? Ha senso continuare ad usare le mascherine, a limitare le riunioni in locali chiusi, e soprattutto a mantenersi isolati mentre siamo positivi al virus?

Guardiamo la situazione e facciamo i conti. Il 1° maggio 2022 i soggetti dichiarati positivi al virus e non ancora negativizzatisi sono stati 1.231.670 e mai nei primi due anni della pandemia si era superato il milione mentre dal 1° gennaio di quest'anno il loro numero è enormemente aumentato e sebbene adesso non sia più come a capodanno, i contagiati sono sempre più di un milione e duecentomila.

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Le giornate di isolamento, a domicilio o in ospedale, dal 1° maggio 2020 al 30 aprile 2022 sono state 338.277.775 relative a 16.083.369 soggetti, quindi con una durata media del contagio di 21 giorni che però scende a 17,6 se si considerano gli ultimi sei mesi come riportato in tabella:

PERIODO

GIORNATE

SOGGETTI

DURATA

1/5/2020 - 30/4/2021

110.382.217

3.811.226

29,0

1/5/2021 - 31/10/2021

25.527.950

750.117

34,0

1/10/2021 - 30/4/2022

202.367.608

11.522.026

17,6

1/5/2020 - 30/4/2022

338.277.775

16.083.369

21,0

Quale può essere allora il costo sociale del solo isolamento che comporta vuoi l'assenza dal lavoro o dalla scuola, vuoi la necessità di assistenza, ecc.? Difficile ovviamente quantificarlo data la presenza di soggetti di tutte le età e di tutte le occupazioni. A titolo anche solamente esemplificativo proviamo a ipotizzare un costo di 50€ per ogni giornata persa: nei 24 mesi della tabella il conto darebbe la somma di circa 17 miliardi e al 1° maggio 2022 di 61,5 milioni al giorno. Si faccia attenzione che questo lo si deve considerare solo un tentativo grossolano di dare un "valore" all'isolamento dei soggetti contagiati e nulla più.

Considerando invece le giornate di ricovero, non ci allontaniamo di molto dal vero se consideriamo 500€ il costo di una giornata di ricovero in area medica e 1,500 € se in terapia intensiva. Il 1° maggio in area medica erano ricoverati 9.738 positivi e in terapia intensiva 366: facendo i conti risulta un costo giornaliero di poco meno di 5 milioni in area medica e poco più di mezzo milione di € in terapia intensiva.

Dal 1° maggio 2020 al 30 aprile 2022 le giornate di ricovero in area medica sono state  8.036.105  e quelle in terapia intensiva  866.527 e quindi con una stima dei costi di poco più di 4 miliardi di € per i ricoveri in area medica e di 1 miliardo e 300 mila € per le terapie intensive.

Infine i decessi al 30 aprile sono stati 163.507 e gli anni che sono stati persi rispetto ad una speranza di vita di 82 anni risultano essere circa ottocento mila. Se, sempre a puro titolo esemplificativo, si dà un valore di venticinque mila euro per ogni anno perso si ottiene la cifra di venti miliardi e, attualmente, una perdita di circa 15 milioni al giorno. Non sono cifre cui dare un vero valore economico, ma servono per aiutare a capire quali possono i costi associati alla pandemia. E a questi se ne aggiungono naturalmente molti altri, ad esempio quelli della campagna vaccinale; e poi, ancora più rilevanti, tutti i costi inerenti le attività produttive interrotte o addirittura chiuse.

La domanda quindi che ci poniamo è la seguente: se per la maggioranza dei circa cinquantamila contagiati al giorno, o forse di più, la sintomatologia si riduce a quella di un fastidioso raffreddore tutt'al più associato ad altri sintomi influenzali, è giusto ed opportuno comportarsi come ci si comportava durante gli inverni quando arrivava l'influenza?

Io credo di no per diversi motivi. Innanzitutto non sembra che il Covid si stia comportando in modo stagionale come l'influenza; la stagione ormai è a primavera avanzata, le temperature si sono elevate ma il Covid resiste. È vero che anche l'influenza "vuole" le sue vittime, ma ancor oggi il Covid miete molte più persone di una influenza.

Non sappiamo poi ancor bene quali siano gli esiti a lungo termine dei contagi, quelli del così chiamato Long Covid che non sembra siano trascurabili.

E poi i costi, diretti di salute ed indiretti sociali ed economici, sono sempre elevati.

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Crediamo insomma che sia giusto cercare il più possibile di ritornare alla normalità ma la prudenza richiede di evitare tutto ciò che può produrre dei rischi e non sia del tutto essenziale, e di continuare a conservare quelle misure, come le mascherine, che possono anche risultare fastidiose ma che possono sicuramente essere ancora usate. In tal senso mi fa piacere che il supermarket in cui faccio la spesa abbia affisso questo cartello: è la via giusta per invitare tutti ad assumere comportamenti responsabili.

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