Riassunto

Ora che si sono concluse le elezioni politiche, è forse possibile riprendere a ragionare su strategie e coperture vaccinali senza il rischio di strumentalizzazioni. Riteniamo, pertanto, utile proporre alcuni chiarimenti sulla situazione delle coperture vaccinali ottenute in Veneto in assenza di obbligo vaccinale.

Ora che si sono concluse le elezioni politiche, è forse possibile riprendere a ragionare su strategie e coperture vaccinali senza il rischio di strumentalizzazioni. Riteniamo, pertanto, utile proporre alcuni chiarimenti sulla situazione delle coperture vaccinali ottenute in Veneto in assenza di obbligo vaccinale. La scelta di sospendere l’obbligo vaccinale è stata lungamente meditata e discussa in seno alla Società italiana di igiene (SItI) e definita in un documento approvato a Milano nell’aprile del 2001 durante la Conferenza interregionale di sanità pubblica e, nell’ottobre dello stesso anno, a Bari in occasione della settima Conferenza nazionale di sanità pubblica.
Nel 2005, l’indicazione di questo percorso è stata recepita nel Piano nazionale vaccini (2005-2008) predisposto dal Ministero della salute con il supporto delle Regioni; è in questo contesto di concerto che è nata la legge regionale di sospensione dell’obbligo.
Le coperture vaccinali, nel caso del Veneto, prima regione a dotarsi di un’unica anagrafica informatizzata regionale, sono state monitorate ogni sei mesi, da un gruppo misto di Regione, Ministero della salute e Istituto superiore di sanità.
In figura 1, possiamo notare che in Veneto le coperture somo rimaste stabili fino al primo semestre del 2011, poi è iniziata una discesa culminata nel 2014. Ne è seguita una ripresa dell’adesione vaccinale che, a fine 2016, aveva riportato le coperture a livello del 2012.1

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Spiace che questi dati, resi pubblici in più sedi, siano stati ignorati dagli autori di alcune lettere inviate e pubblicate alle riviste Lancet e Nature, nelle quali si sostiene che i risultati ottenuti dalle coperture vaccinali nella Regione Veneto senza l’utilizzo della coercizione di legge sono stati fallimentari.
«[…] In 2007, the Veneto Region (Italy) piloted an empowering approach to prevention by suspending mandatory vaccines and investing in health education campaigns and, disappointingly, reported a greater decrease in coverage rates of infant immunisation compared with the decrease nationally, e.g., 5,2% decrease in Veneto vs. 3,3% decrease nationally for vaccination against poliomyelitis between 2006 and 2016».2 «Pilot schemes in the Veneto Region (5 million inhabitants) showed that alternative strategies were not feasible».3 Queste conclusioni sono in realtà errate. L’ultimo rapporto ufficiale redatto dalla Regione Veneto nel febbraio 2018 sottolinea, infatti, che l’intera popolazione regionale compresa dai 2 ai 16 anni è caratterizzata da buone coperture vaccinali (figura 2).4

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Come è, dunque, possibile che su dati come questi ci sia una valutazione tanto difforme?
Gli autori delle lettere citate concentrano e limitano la loro analisi ai soli dati di copertura delle coorti a 24 mesi di vita; operando in questo modo, non “vedono” l’ampiezza del fenomeno del recupero delle coperture dei bambini che vengono vaccinati in ritardo. In altri termini, colgono solo il primo dei due aspetti che compongono la vaccine hexitancy, cioè il rifiuto vaccinale, ma non prendono in considerazione quello del ritardo vaccinale, che è numericamente ben più corposo.
Il lavoro del Gruppo europeo VENICE Project,5 che analizza le coperture vaccinali in Europa in rapporto all’utilizzo dell’obbligo vaccinale (studio i cui dati sono confermati nel 2016 da Roberta Villa su Asset)6 non rileva sostanziali differenze fra Paesi che usano o meno l’obbligo vaccinale e suggerisce la necessità di un coinvolgimento della popolazione nelle proprie scelte vaccinali.
In conclusione, è chiaro che gli estensori delle lettere sopraccitate hanno dipinto una situazione parziale, quindi non reale, a sostegno della loro linea di pensiero, ovvero che sia possibile fare sanità solo con il supporto coercitivo della legge. Una lettura completa dei dati ufficiali a disposizione dimostra che è possibile ottenere buoni risultati se la popolazione viene informata e convinta, anche se questo è costoso in termini di risorse e di formazione del personale.
Solo con questo percorso e solo attraverso una “spinta gentile” potranno essere ottenuti risultati a lungo termine.

Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.

Bibliografia

  1. Da Re F, Russo F (eds). Report sul monitoraggio della sospensione dell’obbligo vaccinale. Dati sulle coperture vaccinali per i nuovi nati aggiornati al 31.03.2017. Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare, Veterinaria – Regione Veneto. Disponibile all’indirizzo: http://repository.regione.veneto.it/public/71bf7ce96645d5dd83698f5b283b31c6.php?lang=it&dl=true
  2. Signorelli C, Iannazzo S, Odone A. The imperative of vaccination put into practice. Lancet Infect Dis 2018;18(1):26-27.
  3. Burioni R, Odone A, Signorelli C. Lessons from Italy’s policy shift on immunization. Nature 2018;555(7694):30.
  4. Da Re F, Russo F, Napoletano G (eds). Report sull’attività vaccinale dell’anno 2017. Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare, Veterinaria – Regione Veneto, febbraio 2018. Disponibile all’indirizzo: http://repository.regione.veneto.it/public/b5a7649e6dfc3d2d1e8b95a7b28712db.php?lang=it&dl=true
  5. Haverkate M, D’Ancona F, Giambi C et al. Mandatory and recommended vaccination in the EU, Iceland and Norway: results of the VENICE 2010 survey on the ways of implementing national vaccination programmes. Euro Surveill 2012;17(22):pii:20183.
  6. ASSET Report. Compulsory vaccination and rates of coverage immunisation in Europe. Disponibile all’indirizzo: http://www.asset-scienceinsociety.eu/reports/pdf/asset_dataviz_I.pdf
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