Dal 2007 al 2011 si è verificato un calo significativo della prevalenza dei fumatori a livello nazionale, ma il divario tra le diverse classi socioeconomiche è rimasto invariato. Di conseguenza, nel futuro è prevedibile che l’impatto del fumo in termini di salute continuerà a essere più sfavorevole per le persone con maggiori difficoltà economiche, sommandosi agli effetti dei numerosi fattori di rischio che le colpiscono maggiormente. Per contrastare l’abitudine al fumo vanno attuati programmi più incisivi, mirati alle categorie più svantaggiate.

Alcuni importanti fattori di rischio comportamentali sono più diffusi nelle persone con un basso livello socioeconomico.1 Il fumo di tabacco è responsabile di una quota importante del maggior carico di mortalità e malattia in queste classi.2 Secondo alcune stime, ridurre l’abitudine al fumo nelle classi più svantaggiate potrebbe diminuire in misura sostanziale il divario di salute legato alle disuguaglianze.3 Una tendenza complessiva al calo progressivo di lungo periodo nella popolazione generale era già stata rilevata in Italia nei decenni passati, seppure con un andamento non concordante nei due generi.4

I dati raccolti da Passi evidenziano a livello nazionale una riduzione significativa della prevalenza dei fumatori nella popolazione dal 2007 al 2011. Il calo è risultato simile negli uomini e nelle donne, è parimenti presente nelle tre macroaree geografiche (Nord, Centro e Sud) e appare più marcato nelle fasce di età più giovani.

Nell’arco del quinquennio, come mostra il grafico, si nota una progressiva riduzione della prevalenza con un andamento simile nelle diverse classi... Accedi per continuare la lettura

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