A seguito di decenni caratterizzati da notevoli progressi delle attività diagnostiche in campo oncologico, la pandemia di COVID-19 ne ha determinato verosimilmente una battuta d’arresto, causando in Italia un rallentamento nella lotta al cancro e, di conseguenza, sia un incremento delle forme avanzate della malattia sia un aumento della mortalità dei pazienti oncologici, soprattutto in alcune fasce, come negli uomini, nelle persone in età avanzata o in quelle con tumore diagnosticato da meno di due anni. Ma proprio grazie all’attività di prevenzione attraverso gli screening, si registrano 268.471 morti per tumore evitate in Italia nel periodo 2007-2019 rispetto al numero atteso nel 2003-2006.1 

Se nel 2021 si è assistito a un ritorno ai dati pre-pandemici, anche per quanto riguarda la copertura dei programmi di screening, nel 2020 l’interruzione degli screening oncologici e il rallentamento delle attività diagnostiche dovuti alla pandemia hanno determinato un calo delle nuove diagnosi e, per molte sedi tumorali, favorito uno shift a forte variabilità geografica da forme precoci verso quelle più avanzate, fenomeno correlato alla diversa attitudine alla partecipazione ai programmi di prevenzione secondaria e alla capacità di “recupero” del sistema sanitario. L’emergenza sanitaria ha mostrato in misura ancora maggiore le fragilità di questi programmi, già evidenti in epoca pre-pandemica. Anche se gli indicatori di estensione e adesione ai programmi di screening oncologico mostrano una ripresa nel 2022, di fatto risentono ancora del calo significativo dovuto alla pandemia, con differenze critiche in termini di recupero tra una regione e l’altra... Accedi per continuare la lettura

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