Dopo settimane di continua, seppur lentissima, decrescita la circolazione del virus Sars-Cov-2 ha ripreso a salire, e non di poco; sarà solo un’oscillazione momentanea o un reale segnale di inversione di tendenza? Vedremo... ma non si può evitare di avere qualche preoccupazione.

Nella settimana dal 10 al 16 aprile ci sono state delle probabili anomalie dovute a ritardi di registrazione: martedì 11 aprile i casi sono stati molti di meno dell'atteso e nei due giorni successivi la crescita è probabilmente dovuta a compensazione. Per questa ragione riteniamo sia corretto introdurre una correzione dei dati per poter meglio interpretarne l'andamento, come mostrato nel secondo grafico seguente.

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Il risultato del trend "corretto" delle frequenze di diagnosi di positività dal 1°marzo risulta allora essere il seguente:

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Usiamo il termine "diagnosi di positività" e non "contagi" perché credibilmente sospettiamo che molti dei contagi effettivi non siano stati diagnosticati o se "autodiagnosticati" non siano stati notificati alle ASL. E come si vede le frequenze sono ritornate quelle di due mesi fa, cioè quelle del 20 febbraio. Le variazioni non sono importanti ma la tendenza è evidente.

Una crescita del tutto simile la si osserva anche sui dati di prevalenza dei ricoveri, degli accessi in terapia intensiva e nelle frequenze settimanali dei decessi.

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La crescita della circolazione del virus la si osserva molto chiaramente sia confrontando le medie mobili delle incidenze giornaliere (dati non corretti) con quelle della settimana precedente sia calcolando (dati corretti) l'RDt, cioè l'indice di riproduzione diagnostica.

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Lo sviluppo nelle Regioni però è avvenuto senza alcuna concomitanza: la correlazione tra gli RDt regionali del 13 aprile e quelli del 20 aprile è pari infatti a r=-0,02, cioè nulla! Nel primo dei grafici seguenti gli RDt regionali del 20 aprile sono in ordine crescente, nel terzo sono ordinati invece gli RDt del 13 aprile mentre nel grafico di mezzo è presentato il rapporto tra l'RDt del 20 aprile e l'RDt del 13 aprile. Vi sono quattro Regioni che hanno avuto un RDt in diminuzione mentre in tutte le altre l'RDt è cresciuto anche parecchio; difficile quindi capire cosa abbia fatto aumentare realmente l'incremento delle diagnosi: maggiore registrazione dei contagi? Maggiore contagiosità del virus o di una sua variante? Minore protezione e/o maggiore suscettibilità della popolazione?

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Una indicazione un po' curiosa, ma interessante, può essere colta analizzando l'andamento delle visite di un post di questo nostro blog, quello relativo alla stima della durata della positività. Il post è stato pubblicato il 24 gennaio ed aveva ricevuto nei primi giorni un numero di visite usuale. A metà febbraio invece, forse anche per citazione del blog su altri siti, ha incominciato a ricevere molta più attenzione, raggiungendo dopo tre mesi 3.344 visite. Ma ciò che più interessa è proprio la continua crescita che ci chiede di ipotizzarne il perché. Questa attenzione non è stata riservata infatti a nessuno degli altri post che descrivevano l'andamento dell'epidemia, ma questo testo era il solo che forniva una informazione utile a quanti si erano contagiati, suggerendo quanti giorni avrebbe potuto durare la loro positività.

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Una crescita di visite al blog farebbe pensare ad una crescita di persone che desideravano cercare questa informazione, ed allora ci si può domandare se queste fossero per lo più persone che si erano contagiate, e se fosse così allora la loro crescita potrebbe forse indicare anche una crescita dei contagi.

È difficile e rischioso fare oggi ipotesi su come si svilupperà nelle prossime settimane la circolazione del virus. Sicuramente l'assenza di una fonte capace di cogliere l'intera prevalenza dei positivi costituisce il fattore più rilevante dell'incertezza. Ciò che è certo, purtroppo, è che il virus comunque non è sparito ed ha cessato pure di decrescere. Non ci sono evidenze, seppure ci sono speranze in tal senso, che la crescita di questi giorni sia solo una crescita momentanea. Lo vedremo nelle prossime settimane ma dovremmo anche incominciare a porci la domanda di cosa dovremmo e potremmo fare se dovesse capitare l'inizio di una nuova ondata come quelle che abbiamo purtroppo già vissuto.

Se ciò accadesse, ed oggi per fortuna è solo un'ipotesi molto teorica, ci chiediamo se la popolazione accetterebbe delle misure di contenimento, anche se consistessero solo nel ritorno dell'uso delle mascherine nei locali al chiuso? E nel frattempo si riuscirebbe a far accettare la necessità di sottoporsi a nuovi richiami vaccinali? Una nuova ondata è uno scenario molto improbabile e che comunque scongiuriamo, però se dovesse capitare ci si dovrebbe trovare con le idee chiare e non nella confusione in cui ci si è trovati all'inizio, ed anche in diversi successivi momenti, della pandemia. Più importante che cercare di processare il passato sarebbe certamente cercare invece di preparare il futuro per ogni possibile evenienza, sperando che questo lavoro debba rimanere inutile, ma guai se invece dovesse risultare necessario e non ci si fosse ancora una volta preparati per tempo! La prevenzione deve fare sempre i conti anche con l'incertezza delle previsioni.

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