Vorrei esprimere il mio apprezzamento per l’ampiezza e l’appropriatezza degli interventi pubblicati nella monografia di E&P sulla pandemia in tema di indicazioni cliniche relative al COVID-19.1,2In base alla mia storia professionale, ho prestato maggiore attenzione ai temi del controllo del contagio e della sorveglianza integrata e ai temi che, in prospettiva, potrebbero focalizzare l’attenzione dell’epidemiologia e della sanità pubblica.Quanto alla sorveglianza integrata, sembra che il focus sia centrato sul potenziamento di un sistema informativo rapido ed efficiente per dare, in tempi brevi, supporto adeguato agli organi centrali e regionali di governo sulle indicazioni e sulle restrizioni più adeguate a controllare la trasmissione del virus, tenendo conto che alcune potrebbero limitare i diritti del singolo e la libertà individuale, anche se in nome del bene comune. Mi è sembrato che minore attenzione sia stata posta alla formazione e all’aggiornamento degli operatori sanitari della prevenzione che fanno ormai parte di una galassia semantica di recente definizione – la cosiddetta medicina del territorio –  in cui sembra siano inclusi tutti gli operatori non ospedalieri, tra cui quelli dei servizi di prevenzione, in particolare di igiene pubblica e medicina del lavoro, che, nelle varie revisioni della riforma sanitaria degli anni scorsi, hanno perso parte delle loro funzioni specifiche, dei loro compiti e delle competenze necessarie.In una situazione in cui di fatto le competenze operative di questi servizi sono state ridotte e reinterpretate, le indicazioni centrali per il controllo del COVID-19 non possono certo sopperire allo stato di fatto, ma possono favorire la crescita professionale degli operatori sui comportamenti particolarmente a rischio, sulle misure più adeguate per fronteggiarle, ma soprattutto sulla ricerca dei contatti, l’isolamento dei positivi e il coordinamento dei servizi. Mi piace ricordare, a me stessa per prima, che il titolo della nostra rivista si ispira a un’epidemiologia mirata alla prevenzione.

Faccio riferimento agli operatori della prevenzione, che possono, in questo momento, essere definiti come tutti gli operatori dei servizi territoriali impegnati a individuare situazioni e comportamenti a rischio e a suggerire quelli già noti come adeguati a contenere il contagio. Tuttavia, come in molti altri Paesi, anche da noi si stanno sviluppando expertise tecniche nelle scuole e, forse, anche nei posti di lavoro e di produzione, sulle possibili modalità di trasmissione del contagio. Bisognerebbe dare voce a queste esperienze e coordinarle... Accedi per continuare la lettura

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