Ci sono stati giorni in cui attorno a noi non si sentiva quasi mai di persone che si fossero contagiate e leggendo i dati degli allora relativamente "pochi" casi ci si diceva: "così tanti?". In questi giorni invece molti tra parenti, amici, conoscenti si sono infettati e leggendo i dati odierni dei relativamente "molti" casi ci diciamo "così pochi?".

Il dubbio che i casi diagnosticati e certificati non siano in realtà completi lo abbiamo sempre avuto ma il dubbio in questi giorni è aumentato. Ci sono innanzitutto gli asintomatici inconsapevoli e questi vengono individuati solo se costretti a sottoporsi ad un tampone per motivi autorizzativi e questi motivi attualmente si sono ridotti. Poi ci sono i casi sempre più numerosi auto diagnosticatisi con un tampone fai da te: la maggior parte siamo sicuri che cerchi conferma con un tampone svolto presso laboratori o farmacie autorizzate, ma sospettiamo che alcuni "incoscienti" facciano finta di nulla per evitare le noie di un isolamento e così diventino colpevoli untori. Ci sono Infine coloro che pur avendo sintomi lievi ma correlabili con l'infezione da virus non vogliono sapere se si sono contagiati o meno e fanno vita normale fingendosi di aver solo una piccola influenza.

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E poi c'è l'altalena del numero di test eseguiti e del numero dei dati trasmessi che fa si che quando è dì di festa il giorno dopo ci sono sempre molti meno casi e la percentuale dei test positivi cresce perché sono i sintomatici più gravi che non rinunciano ad avere una diagnosi. Infatti come si vede in figura i minimi sono nelle giornate di lunedì e del 18 e 19 aprile, giorni seguenti a Pasqua e Pasquetta.

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È per questo che per analizzare l'andamento dei contagi si son o usati, come più volte descritto, due strumenti statistici: l'analisi del ciclotrend e l'analisi dell'indice RDt di replicazione diagnostica.

Esaminando il ciclo trend si vede un trend esponenziale, che appare quasi lineare, in leggera discesa con uno slope pari a 0,9921. Il ciclo è stato calcolato solo sulle prime tre settimane in quanto la quarta comprende la Pasqua e la Pasquetta che evidenziano importanti anomalie rispetto al ciclo stesso. I residui quasi sempre vicini alla nullità, tranne a Pasqua, permettono di ritenere il modello adottato di ciclo trend sia aderente alla realtà.

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L'RDt, calcolato come rapporto tra la media della settimana, il cui giorno centrale è il riferimento, e la settimana precedente mostra un leggero decremento sino al 6 aprile e poi un altrettanto leggero incremento interrotto dall'anomalia pasquale ma subito ripreso ed accentuato sino a raggiungere quasi l'unità. Quando l'RDt supera l'unità significa che i contagi stanno crescendo.

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Un confronto utile può essere il confronto con le ammissioni nei reparti di terapia intensiva le cui frequenze non dovrebbero essere influenzate da comportamenti soggettivi.  Anche queste frequenze mostrano una leggera flessione sino a Pasqua e dopo forse indicano un aumento, e considerando i giorni che solitamente trascorrono tra una diagnosi di positività ed un ricovero in terapia intensiva possiamo ritenere che il loro andamento sia simile a quello dei contagi.

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Terminiamo questa analisi con il grafico degli ultimi quattro giorni degli RDt regionali, cioè quelli calcolati nelle settimane che hanno come giorni centrali quelli dal 16 al 19 aprile ed è evidente la crescita dell'RDt in tutte le Regioni anche se solo in sei di loro l'indice oltrepassando la soglia dell'unità evidenzia una crescita dei contagi.

Che indicazioni si possono cogliere da queste analisi? si può dire che la situazione attuale è sostanzialmente una situazione di stabilità anche se sembra che possa intravvedersi l'inizio di una crescita della circolazione virale, peraltro prevedibile data la diminuzione delle misure di contenimento.

Dobbiamo allora ragionare con attenzione su quella che dovrà essere la politica futura nei confronti della pandemia. All'estero si osservano politiche del tutto opposte: dal lockdown totale di Shangai all'assenza quasi totale di misure in Inghilterra. Le scelte che si devono assumere sono da una parte quelle relative alle quarte dosi di vaccini, se limitarle agli over ottanta o anche ai meno anziani, e dall'altra se mantenere o togliere i controlli dei green pass e gli obblighi di indossare le mascherine.

Ma ancor più la scelta fondamentale è se il futuro è affidato agli obblighi fissati dal Governo o dalle Regioni oppure sarà del tutto consegnato alla responsabilità dei singoli.

Tutti noi non possiamo che preferire la libertà e l'assenza di vincoli, ma perché ciò non produca danni futuri deve crescere la consapevolezza dei rischi e la volontà e la capacità di prevenirli. E per ottenere queste condizioni crediamo sia importante sviluppare una migliore comunicazione capace di contraddire il proverbio che è meglio un uovo oggi che una gallina domani: l'uovo di oggi può essere il poter far tutto senza precauzioni e la gallina di domani invece il poter finalmente arrivare a sconfiggere la pandemia. Abbiamo tutti molta voglia di normalità, e a tutti noi pesano molto anche i piccoli gesti consigliati per ridurre i rischi di contagio, ma dobbiamo ancora pensare al domani, un domani che vogliamo senza più l'incubo della pandemia; ed allora il proverbio più opportuno da ricordare è che "la gattina frettolosa fa i gattini ciechi".

ADDENDUM: Questo post scritto la sera del 22 aprile potrà essere inserito nel blog non prima di martedì 26 aprile, ed per questo che è opportuno aggiornarlo con i dati dell'RDt sino al 25 aprile.

Negli weekend e nei giorni festivi vengono eseguiti meno tamponi e quindi i valori di questi tre giorni potrebbero anche mal rappresentare l'andamento dell'epidemia e quindi sarà necessario vedere se questo nei prossimi giorni verrà confermato.

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Comunque si vede la diminuzione di casi diagnosticati nei giorni attorno a Pasqua poi la risalita delle frequenze settimanali. Nella prima metà del mese di aprile le frequenze erano in lenta decrescita ed infatti l'indice RDt era praticamente costante tra 0,90 e 0,95 mentre dal giorno di Pasqua è in più rapida crescita. Questo segnale, seppur comunque interlocutorio, non dovrebbe essere ignorato da chi deve prendere le prossime decisioni di sanità pubblica.

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