Riassunto

L’assunzione di vitamina D nella lotta al COVID-19 ha basi teoriche. Nel triennio di pandemia, si sono susseguiti a favore centinaia di studi osservazionali e alcuni studi controllati randomizzati (RCT) di piccole dimensioni.
I RCT di dimensioni e qualità maggiore, però, ad oggi non hanno dato risultati favorevoli e non ne supportano l’uso, né in forma orale a vari dosaggi né come boli iniettivi né in profilassi né nella cura di casi di COVID-19, neppure gravi o critici, né per prevenire i decessi.
Una recente metanalisi sequenziale di pochi RCT, presentata come “prova definitiva”, ha risultati sbilanciati dal peso dell’inclusione impropria di uno studio osservazionale.
Le interferenze su un’informazione corretta, sia mediatica sia nella comunicazione scientifica, rischiano di oscurare nella pratica clinica le conclusioni degli studi più validi disponibili.

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Abstract

The intake of Vitamin D against COVID-19 has theoretical bases. In the 3-year period of the pandemic, hundreds of favorable observational studies and some small randomized controlled trials (RCTs) have been produced.
However, to date, RCTs of larger size and quality have unfavorable results and do not support its use, neither in oral form at various doses nor as injection boluses nor in prophylaxis nor in treatment of COVID-19, not even in severe or critical cases, nor to prevent deaths.
The results of a recent sequential meta-analysis of a few RCTs, presented as ‘definitive evidence’, are biased by the weight of the improper inclusion of an observational study.
Interference with correct information, both in the media and in scientific communication, risks obscuring in clinical practice the conclusions of the most valid studies available.

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